Bilancio di genere, fattore strategico per una maggiore equità delle politiche pubbliche

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13/11/2018



Didonè: non è una questione di donne, ma di bene comune

“Lanciamo un appello alle amministrazioni comunali, regionali e statali, affinché nella stesura dei bilanci si preoccupino di inserire il punto di vista di genere, nell'interesse di tutta la società, non solo delle donne”. Così il segretario generale dei pensionati Cisl della Lombardia, Emilio Didoné, introducendo i lavori del convegno “Il bilancio di genere nella negoziazione sociale” organizzato da Spi Cgil, Fnp Cisl, Uilp Uil della Lombardia a Palazzo Marino.

Le politiche pubbliche, adottate a tutti i livelli istituzionali, impattano diversamente sugli uomini e sulle donne, portatori di esigenze differenti, per il ruolo sociale che tradizionalmente rivestono. L'inserimento della prospettiva di genere nel processo di bilancio può costituire, quindi, un mezzo per rendere più equa e trasparente la ripartizione delle risorse e per ristabilire condizioni di uguaglianza delle opportunità, compensando le mancanze di sistema.

“Occorre promuovere una dimensione di genere nelle politiche pubbliche, per un utilizzo sempre più equo ed efficiente, rispetto ai bisogni della società, delle risorse pubbliche – afferma Didoné -. Non si tratta di scrivere un “bilancio delle donne”, ma di ricalibrare politiche e interventi pubblici favorendo le pari opportunità”.

Una sfida che l'amministrazione Palazzo Marino, che ha scelto a caso di ospitare l'iniziativa dei sindacati non a caso, vuole raccogliere. Il Comune di Milano, infatti, sta muovendo i primi passi verso la predisposizione di un bilancio di genere. “Le donne registrano ancora troppe difficoltà nel mondo del lavoro, del sociale, familiare – ha sottolineato Beatrice Uguccioni, vicepresidente del consiglio comunale Milano -. E' fondamentale per l'amministrazione pubblica tener conto di queste differenze e peculiarità e quindi impostare un bilancio che prevede diverse sfaccettature”.

Adottato nei Paesi di matrice anglosassone, Australia e Sudafrica in testa, già dagli anni '80, il bilancio di genere è andato via via diffondendosi. Ad oggi sono una sessantina gli Stati che lo predispongono. In Italia è stato introdotto in via sperimentale in alcuni comuni e regioni dal 2002, prevalentemente al Centro-nord.

“Il primo bilancio di genere relativo al Conto del bilancio dello stato del nostro paese è del 2017 – sottolinea Maria Grazia Contino -. Le esperienze di questi anni, a diversi livelli, evidenziano tre finalità: aumentare la consapevolezza dell'impatto delle politiche pubbliche sulle disuguaglianze, valutare l'efficacia degli obiettivi di genere e contrastare pratiche potenzialmente discriminatorie”. “E' dimostrato che se adottato correttamente e utilizzato come strumento per innovare le politiche – aggiunge – può rilanciare l'approccio di una politica che intervenendo sui diversi contesti diventa fattore di inclusione”.

Non è semplice redigere un bilancio di genere, ha ammesso l'economista Luisa Rosti, docente all'università di Pavia, “ma ciò non deve essere un alibi”. “Perché un buon bilancio, scritto bene – ha spiegato – anche se non prettamente “di genere”, può contribuire a ridurre le disuguaglianze”. Fattore decisivo è cambiare approccio e tenere conto delle differenze di genere, nell'interesse stesso dei conti pubblici. Perché “è dimostrato da fior fior di economisti – spiega Rosti – che facilitare l'accesso al lavoro per le donne, favorire la parità di salario e di posizione è fonte di benificio economico per tutta la società”.

Riportiamo la Relazione del Segretario Generale FNP CISL Lombardia Emilio Didonè.

"Rimuovere le discriminazioni, promuovere l'uguaglianza tra uomini e donne e l'integrazione della dimensione di genere rientrano tra gli obiettivi principali della politica sindacale unitaria di Spi Cgil, Fnp Cisl, Uilp Uil.

L'Italia è uno dei Paesi sociali e industriali più avanzati a livello mondiale ma con la presenza di significativi divari di genere. Nonostante i sensibili progressi degli ultimi anni, permangono ancora disparità tra donne e uomini: nella bassa partecipazione femminile al mercato del lavoro, nel minore tasso di occupazione, nell'accesso al lavoro stabile e qualificato, nella limitata presenza nelle posizioni apicali delle imprese quotate, nelle differenze di retribuzioni e pensioni, nelle opportunità di carriera, negli impegni di cura alla persona e nel drammatico tema della violenza di genere.

I cittadini e le cittadine sono influenzati diversamente dalle decisioni politiche di bilancio per le loro diverse situazioni socioeconomiche di vita, per i loro bisogni individuali e per i diversi ruoli sociali. Quindi, riposizionare le voci di bilancio in una prospettiva di genere può determinare anche un profondo e diverso impatto economico e sociale su uomini e donne. Le decisioni politiche non sono mai neutrali, possono favorire o danneggiare anche rispetto al genere.

Pertanto, il bilancio di genere (Bdg) può diventare uno strumento molto importante, sia per sostenere e sviluppare politiche economiche che tengano conto della differenza tra uomini e donne, sia per consentire l'utilizzo delle risorse pubbliche con sempre maggiore equità nei confronti della cittadinanza.

In questa logica, il Bdg è uno strumento importante della pubblica amministrazione, che attraverso l'elaborazione di dati, statistiche e analisi tarate sul genere può valutare in maniera più puntuale le proprie scelte, al fine di migliorare la propria azione e, se necessario, riposizionare le priorità di intervento rispetto ai bisogni di cittadine e cittadini.

Al tempo stesso occorre sottolineare che non si tratta di uno strumento rivolto a produrre “bilanci solo per le donne” ma è finalizzato a intervenire sui bilanci pubblici, tutelando sì i diritti individuali, ma in una prospettiva sempre di interesse generale per l'intera società.

Oggi, dalle esperienze italiane degli ultimi anni emerge un quadro frammentario e discontinuo in cui il bilancio di genere elaborato da alcune amministrazioni pubbliche, soprattutto territoriali, rappresenta ancora una vera eccezionalità nel panorama Paese.

A nostro parere, la rimozione di qualsiasi forma di discriminazione, l'uguaglianza tra uomini e donne e l'integrazione della dimensione di genere in tutte le scelte politiche devono costituire per la pubblica amministrazione un importante obiettivo da perseguire nella propria programmazione di futuro del Paese.

Per la Fnp Cisl Pensionati Lombardia il bilancio di genere può e deve diventare uno strumento importante per lo sviluppo delle politiche di pari opportunità, per determinare l'impatto delle politiche pubbliche su donne e uomini e per perseguire obiettivi di equità, efficienza, trasparenza e partecipazione. E‘ una sfida culturale legata ai diritti, volta a superare il gap che ancora vivono le donne in certi ambiti, e si inserisce in una prospettiva di interesse generale con effetti positivi per l'intera società".