Invalidità civile: l’incremento a 651,51 euro può valere anche prima dei 60 anni

Invalidità civile: l’incremento a 651,51 euro può valere anche prima dei 60 anni

Welfare

28/07/2020



Il caso di un tetraplegico spastico ha sollevato la questione degli assegni troppo bassi per garantire un sostentamento. La regola vale dal 23 luglio 2020

Una sentenza recente sull'invalidità civile totale stabilisce un passaggio importante per i cittadini con assegno ridotto. Quando il contributo mensile è troppo basso e ad alcune condizioni di reddito, l'invalido ha diritto a quello che si chiamava incremento al milione, un ampliamento che arriva oggi a 651,51 euro. La novità sta nel fatto che l'incremento deve essere corrisposto anche prima che il titolare abbia compiuto 60 anni.

La sentenza è la n. 152 del 23 giugno 2020 della Consulta ed è stata pubblicata in Gazzetta Ufficiale – 1° Serie speciale della Corte Costituzionale n. 30 del 22 luglio 2020. Vi si legge:

“le minorazioni fisico-psichiche, tali da importare un'invalidità totale, non sono diverse nella fase anagrafica compresa tra i diciotto anni (ovvero quando sorge il diritto alla pensione di invalidità) e i cinquantanove, rispetto alla fase che consegue al raggiungimento del sessantesimo anno di età, poiché la limitazione discende, a monte, da una condizione patologica intrinseca e non dal fisiologico e sopravvenuto invecchiamento”.

Invalidità civile con incremento, perché ha origine da patologie preesistenti e non dall'età

L'esigenza dell'incremento al milione riguarda molte situazioni in cui l'invalidità civile porta a un assegno troppo basso per garantire il sostentamento del titolare. Il caso che ha dato origine alla sentenza era quello di una persona affetta da tetraplegia spastica neonatale, incapace di svolgere i più elementari atti quotidiani della vita e di comunicare con l'esterno. Un invalido totale di questo genere è impossibilitato a lavorare anche prima di raggiungere la soglia dei 60 anni. Il riferimento legislativo è l'art. 38 della Costituzione, secondo cui

“ogni cittadino inabile al lavoro e sprovvisto di mezzi necessari per vivere ha diritto al mantenimento e all'assistenza sociale".

La sentenza cambia lo scenario per gli invalidi civili totali che abbiano compiuto i 18 anni di età e che non siano titolari di redditi, su base annua, pari o superiori a 6.713,98 euro. Questi cittadini avranno diritto all'incremento ma attenzione: la Corte Costituzionale ha stabilito che la propria pronuncia non avrà effetto retroattivo e dovrà applicarsi soltanto per il futuro, a partire dal 23 luglio 2020.

Foto di Steve Hwg